Da Forza d’Urto al Movimento dei Forconi: La Protesta
Qualche mese fa avevamo parlato del rischio di “ una bomba sociale ad orologeria” e forse quello che sta accadendo in questi giorni presso l’isola siciliana potrebbe essere la miccia.
Lo sciopero degli autotrasportatori siciliani organizzato dall’Aias, dai produttori agricoli del movimento dei Forconi, dal nuovo movimento Forza d’urto, dai pescatori, eccetera eccetera. Nonostante sia passato solo qualche giorno dall’inizio delle agitazioni, complice anche un isteria generalizzata, molti settori iniziano a pagarne le conseguenze, ad esempio: i distributori di benzina e i piccoli supermercati stanno già esaurendo le scorte.
I blocchi sono organizzati da “cittadini qualunque”: alcuni di loro non fanno parte di alcun movimento promotore; altri, come ad esempio i sostenitori del movimento indipendentista “Noi Siciliani”, vivono attivamente la politica ma, precisano, “sono presenti solo a titolo personale”.
I blocchi toccano tutte le città dell’isola e sono posizionati in maniera strategica, in modo tale da poter bloccare, con poche risorse umane, tutte le arterie del traffico merci.
I manifestanti sono distribuiti capillarmente su tutto il territorio ed in particolare presso la statale Palermo-Sciacca, a Gela (almeno in 3 punti ed hanno bloccato anche raffinerie importanti come l’Eni), negli svincoli dell’autostrada Catania-Siracusa e nella ss 114 (nei pressi delle uscite per Avola, Lentini, Rosolini, e tra Priolo e Siracusa a ridosso della raffineria Isab) presso i caselli di San Gregorio (in direzione Messina) ed a Messina (sia in direzione Catania che in direzione Palermo). Ovviamente una presenza importante è quella presso il porto di Catania e presso quello di Augusta: ormai non transita più merce né ad entrare né ad uscire.
I manifestanti sono uniti dalle stesse difficoltà economiche, lavorative e dalla stessa sfiducia nei confronti di una classe politica sempre più assente. Al momento sono tutti determinati a portare avanti le loro motivazioni, prima sul piano regionale e solo dopo su quello nazionale, specialmente se, come avvenuto oggi in Calabria, la Campania e le altre regioni del sud Italia confermeranno la loro adesione all’iniziativa.
Come si intuisce dai manifesti di Forza d’Urto i sentimenti su cui si vuol far leva a livello sociale sono quelli dell’indipendentismo/secessionismo del dopoguerra, ovvero gli stessi che hanno creato le condizioni per quell’autonomia siciliana mai applicata nella sua totalità. Da evidenziare che questi argomenti, nonostante siano in controtendenza con le dinamiche internazionali, negli anni sono stati ripresi molte volte da questo e da quel partito politico, seguendo le necessità ed i cambi di potere al vertice.
I manifestanti, a quanto pare, al momento definiscono questo movimento come un movimento di protesta autonomo e non appartenente a qualsivoglia partito. Nota di merito è il fatto che tutto, tranne il vergognoso ma singolo episodio violento (il caso dell’accoltellamento nei pressi del blocco di Lentini), si sta svolgendo in maniera civile ed in sinergia con la collettività. Diversa sarà, forse, la situazione qualora si attuasse l’idea che oggi girava nel blocco messinese, ovvero quella di estendere il blocco anche alle auto; o peggio, si fanno prendere la mano e, utilizzando metodi intimidatori, decidono di imporre l’estensione del blocco all’interno dei comuni.
In questo caso, però, i manifestanti rischierebbero certo di suscitare l’ostilità della popolazione che, fino ad ora, ha simpatizzato con la protesta.
Da sottolineare con rammarico, almeno fino a questo momento, il totale disinteressamento dei media nazionali verso ciò che sta accadendo sull’isola siciliana, se non per qualche rara eccezione.
Michele Cannavò
Foto di: Samuele Sciacca